Nell’anno della pandemia globale che ha messo in ginocchio moltissime realtà “fisiche”, in ambito digitale abbiamo invece assistito a una vera e propria accelerata: lo dimostra ad esempio lo storico sorpasso alla pubblicità televisiva compiuto da quella web, che nei primi 11 mesi del 2020 ha incassato 10 milioni più della TV; ma lo dimostra ancora di più la costante ascesa del mercato della digital art che, sotto la spinta della pandemia e grazie alla tecnologia, apre le porte a un pubblico globale sempre più vasto.
Il successo di Okkult Motion Pictures, binomio formato da Alessandro Scali e Marco Calabrese, Creative Director e Associate Graphic & Motion Designer di Tembo, conferma questo trend: il progetto ha infatti superato il miliardo di visualizzazioni su Giphy, il più grande archivio di GIF animate sul web nato “solo” nel 2013 e acquistato dal sempre-sul-pezzo Facebook lo scorso maggio per ben 400 milioni di dollari.
Il successo però non si misura (solo) con le visualizzazioni. Nel giugno 2019 il duo Okkult è stato infatti invitato a entrare a far parte del portale MakersPlace.com, piattaforma blockchain per lo shopping di opere d’arte digitale che strizza l’occhiolino allo streetwear adottando il “drop model” in stile Supreme: opere che diventano veri e propri prodotti su cui costruire hype attraverso la possibilità acquisto online limitata nel tempo, nello “spazio” ma soprattutto nei numeri. La forza e l’attrattiva di questo tipo di lanci flash sta infatti proprio nella loro capacità di cavalcare il senso di esclusività, ed è anche per questo che il nuovo progetto targato Okkult, Hidden Truth GIFs, è già quasi andato sold out.
“Artists have to be paid. The history of art proves it.” Il copy della collezione di GIF ci ricorda che gli artisti non hanno mai pagato le bollette con la passione o con la visibilità, ma sono sempre stati retribuiti per il loro lavoro: sin dal primo mecenate per antonomasia, Gaio Cilnio Mecenate, vissuto a cavallo dell’anno 0, passando per i Medici, main sponsor di Botticelli nel Rinascimento italiano, fino alla contemporanea Peggy Guggenheim, la quale, tra gli altri, per prima sostenne un giovane falegname di nome Jackson Pollock, diventato in seguito il celebre genio maledetto della pittura astratta americana che tutti apprezziamo.
Dopo aver resto la GIF un’opera d’arte fisica grazie all’invenzione del Giphoscope – attualmente in mostra in Finlandia al Serlachius Museum – Okkult interpreta il concetto dell’arte retribuita e lo trasforma in GIF con la solita ironia e arguzia che li contraddistingue, svelando, con un veloce zoom-in, che anche nelle più celebri opere d’arte di tutti i tempi era presente un product placement: dal letto Ikea nella celebre Camera di Vincent Van Gogh, alla ruota Pirelli all’interno di un paesaggio lacustre di Rembrandt; dall’otre con etichetta Coca Cola nella mietitura di Bruegel il Vecchio, alla gondola firmata Prada nelle atmosfere veneziane di Canaletto.
Ma il formato GIF è solo una delle espressioni di quell’arte digitale cui i collezionisti prestano sempre più attenzione. Un esempio? L’opera di pixel art CryptoPunk 2890, recentemente acquistata per la cifra record di 605 Ethereum (cripto valuta che equivale a 761.889 Dollari!): un bell’indizio sullo stato dell’arte in un mondo che sempre più spesso comunica in digitale.