A settembre si terrà a Madrid l’International Cosplay League dove anche il nostro Gabriele Rubbi, in arte Gabezoid, parteciperà in rappresentanza del nostro paese!
Quale occasione migliore per capire quali sono le dinamiche caratterizzano il mondo dei cosplayer e scoprire i curiosi retroscena dietro alla preparazione di un costume prima di una fiera, un evento o una convention?
Abbiamo approfittato della presenza all’interno del nostro team di un esponente rilevante nel mondo cosplay per svelare qualche curiosità.
Una cosa è certa: non è un gioco da bambini!
Buongiorno Gabri! Innanzitutto vorrei iniziare l’intervista con una domanda piuttosto semplice: cosa è un cosplayer e cosa fa?
Ciao Edo!
Il Cosplayer è colui che, prevalentemente per hobby, interpreta un personaggio tratto da un fumetto, un film, un anime, un cartone animato o una serie TV – dunque un personaggio di fantasia – cercando di emularne le sembianze, principalmente nell’aspetto estetico e poi (ad esempio in fiera) ci sono i puristi che in base al personaggio cercano di imitarne anche il carattere e i comportamenti.
Da quanto tempo fai cosplayer e quali hai realizzato fino ad ora?
Ho iniziato nel 2017 con costumi molto molto semplici. Non avevo ancora esplorato la possibilità di costruire un costume, bensì recuperavamo cose da Amazon, piuttosto che dall’armadio o dai mercatini dell’usato, assemblando costumi li più somiglianti possibile ai personaggi, il più delle volte fallendo, ma senza dimenticare che l’importante è divertirsi!
Da quando invece è diventata una cosa “seria”?
In realtà non lo è mai diventata. Però con il tempo sono migliorate le capacità mie e della mia compagna.
Può essere perciò considerato come un secondo lavoro?
Mah, spesso ci chiedono se si possa guadagnare da questa passione. Io personalmente no, però c’è chi lo fa e in diverse maniere. Ad esempio, i più bravi, o meglio i più influenti del cosplay, campano su inviti come ospiti in fiera o Convention perché sono a tutti gli effetti personaggi pubblici noti e riconosciuti; gli influencer possono essere contattati da publisher, software house o editori (come Netflix, Ubisoft o Crunchyroll) per pubblicizzare l’uscita di un fumetto, di una Serie TV o di un videogioco e grazie al cosplay di uno specifico personaggio.
Parliamo quindi di servizi fotografici, video, post social o video su Tik Tok per fare promozione per conto di qualcuno. Gli stessi possono anche essere chiamati in fiera per impersonificare il personaggio in uno stand.
Dall’altra parte ci sono i cosiddetti “Cosmaker” ovvero coloro che realizzano a tutti gli effetti i costumi, delle sorte di artigiani. Quindi troviamo l’artigiano della pelle, piuttosto che quello che se la cava meglio con la realizzazione di armature o la lavorazione delle resine. Addirittura tantissimi sarti e sarte si sono buttate nel cosplay perché molti costumi richiedono competenze specifiche di questo genere.
Diciamo che quello del cosplayer è un lavoro semplicemente per il tempo impiegato ma non per la remunerazione. È più di un lavoro, definiamola una schiavitù (ride).
Ok, è un meccanismo simile a molte altre passioni. Immagino anche uno sportivo che gioca a livello amatoriale o dilettantistico che si fa gli allenamenti e la trasferta il week-end.
Quindi si è creata una sorta di economia parallela dietro al mondo cosplay?Assolutamente sì. Poi che questa economia sia più o meno florida dipende da tanti fattori, come ad esempio il Paese. A tal riguardo credo che in Italia il fenomeno sia abbastanza diffuso rispetto a altri stati. Avendo frequentate molte fiere all’estero, come Londra o Parigi, posso dire che il livello in Italia è un po’ più alto. Il cosplay è una passione ormai radicata.
E secondo te da cosa deriva questa rilevanza nel nostro Paese?
Mah è difficile trovare una causa particolare. Sicuramente influisce il fatto che in Italia ci sono tantissime fiere, forse più del necessario. Perché togliendo quelle più importanti (Lucca Comics, Romics, Napoli Comicon, Milano Games Week e Cartoomics), ce ne sono di minori, (sempre a Milano c’è Novegro e anche Torino negli ultimi anni sta crescendo).
A Torino ci siamo qualificati per l’ICL (International Cosplay League), per il mondiale, in quanto è la tappa italiana nella quale vengono scelti i rappresentanti per diverse competizioni più o meno importanti.
E queste qualificazioni sono delle specie di sfilate?
Per quella nella quale abbiamo gareggiato noi vengono scelti un rappresentante per i singoli e un rappresentante per la gara a coppie. I singoli fanno una sfilata per una gara puramente estetica e tecnica in cui vince il costume meglio realizzato; per le coppie, a cui ho partecipato con la mia compagna, è prevista un’esibizione attinente ai personaggi e alle loro abilità. A Madrid sarà così.
Quindi si può dire che non è un gioco da bambini?
No, sebbene ci siano tanti bambini che vengono attirati dal cosplay. Nel senso: vedono tanti “adulti” che realizzano e che interpretano personaggi tratti da film o da cartoni; visto con gli occhi di un bambino il cosplay è qualcosa di incredibile. Quello che c’è dietro però non lo augurerei a un bambino.
Certo, immagino non sia un semplice costume di carnevale..
No esatto, è molto di più perché non è solo fare o commissionare un costume. Dipende da dove vuoi arrivare con il cosplay; se vuoi solo interpretare il personaggio e realizzare il costume per fare set fotografici e dimostrare quanto sei in parte nel personaggio, oppure se preferisci partecipare alle competizioni. Diciamo che è un gioco da bambini finché non entri nelle dinamiche complesse della passione, poi diventa un investimento.
Chiaro. Quanto c’è di tuo nei cosplay che realizzi? Sono realizzati da te o sono acquistati/commissionati?
Tutti i costumi che portiamo in gara sono realizzati da me e dalla mia compagna: abbiamo un piccolo laboratorio con una stampante 3D, un taglio laser per incidere i materiali e fare le armature. Ci siamo attrezzati per poterli realizzare al meglio. Quando ci sono personaggi più semplici capita invece di commissionarlo o acquistarlo a parte. Successivamente apportiamo alcune modifiche, ma farlo da zero è differente.
L’investimento immagino sia altissimo, non solo in termini di tempo ma anche economici, perché al di là del vestito ci sono anche gli strumenti che hai appena citato per realizzare il costume (armature, abiti, maschere ecc.)
Sì, quando dico armature non intendo oggetti di metallo: sarebbe un problema anche logistico. Ci sono materiali come il foam, una sorta di materassino, più leggeri o morbidi, che permettono di essere modellati con facilità e, una volta trattati e lavorati, permettono di imitare il metallo o quello che è. E sono inoltre molto più comodi da indossare!
A quale cosplay che hai realizzato sei più legato?
Quelli che porteremo a Madrid li abbiamo realizzati durante la pandemia. Ci abbiamo messo tanto tempo, tanto amore e tanta cura. E poi ci siamo molto legati perché siamo grandi fan di Overwatch e della Blizzard in generale. Quindi questi costumi sono “piezz e cor”.
Se invece ti devo parlare del capostipite dei miei costumi ti dico “Booker DeWitt” tratto da Bioshock Infinite, perché è proprio il mio videogioco preferito.
Invece quale cosplay vorresti realizzare? Hai un sogno?
Devi sapere che la vita di un cosplay è costellata dal vedere qualcosa e dire “Questo lo faccio di sicuro!”. Poi per il 99% dei casi non avviene.
Se ti dovessi dire proprio il costume più figo che vorrei realizzare è una bella domanda (…)
Gabriele ci pensa un po’. Ma non molla: me lo vuole dire in tutti i modi. Dopo un paio di minuti di riflessione ecco il responso:
Il Comandante Shepard di Mass Effect 2 per la realizzazione.
Cosa intendi con “realizzazione”?
Diciamo per il design del personaggio, mi piacerebbe realizzare quell’armatura perché è proprio figa!
In generale i tuoi sono cosplay legati ai videogiochi. Ti ispiri a qualcuno?
Sì, mi piacerebbe ispirarmi a due cosplayer, Lightning e Maul. In particolare a Maul, cosplayer tedesco con un collettivo che lavora con lui. Ecco, se c’è qualcuno che ha fatto del cosplay un lavoro questo sicuramente è Maul. Oltre ad avere un team, lui ne diventa il volto nella realtà. Di lavoro credo faccia lo stunt-man, infatti viene chiamato spesso da Ubisoft per interpretare personaggi di Assassin’s Creed, oppure da CD Project per fare personaggi come Johnny Silverhand. Poi lui non fa solo shooting fotografici, ma a volte realizza dei cortometraggi. Possiamo dire che è un fottuto attore!
Infatti volevo chiederti proprio questo: alla fine la performance di un cosplayer è un po’ come una parte recitata. Mi hai detto che ci sono alcuni che addirittura imitano anche movenze, gesti, performando come se fossero proprie.
La domanda potrebbe essere banale, ma c’è una diffusa aspirazione a voler diventare attori rappresentando veramente quel personaggio e impersonificandolo oppure rimane tutto nell’imitarlo per il gusto di farlo?
Per riassumere, quale può essere la massima ispirazione?
È una buona domanda. Di solito si punta tanto sull’interpretazione e occorrono delle ottime competenze in ogni campo del cosplay, che sia l’interpretazione o la fisicità. Il bello del cosplay è che è davvero per tutti, chiunque può interpretare il suo personaggio del cuore. La somiglianza fisica, tra le altre cose, aiuta molto. Più sei credibile e migliore sarà il risultato, soprattutto se vuoi diventare il volto in “real life” di quei personaggi. Maul secondo me ci è riuscito: ok, ho il mio collettivo, ho gente che lavora per me, sono uno stuntman, ho doti di attore, vengo chiamato dalle case videoludiche per interpretare personaggi di videogiochi, posso diventare il volto ufficiale di quel personaggio nella realtà. E così vieni contattato e tenuto in considerazione. Poi i suoi cortometraggi sono pazzeschi: quello di Assassin’s Creed Valhalla sembra davvero un film!
Molto interessante! E questi video sono originali e commissionati dall’azienda oppure vengono pubblicati ad esempio sui canali social del cosplayer?
Sicuramente sono commissionati dalla Ubisoft ad esempio, perché fornisce i fondi e ci mette la firma. Poi c’è tutta la questione, sorta ormai qualche anno fa, della proprietà intellettuale. Nel senso: io cosplayer che realizzo un costume e interpreto un personaggio, è giusto che guadagni da quel personaggio anche se la proprietà intellettuale di quel personaggio non è la mia? Si potrebbe aprire un dibattito etico/economico enorme, che in Giappone stanno cercando di risolvere. Noi europei siamo ancora indietro.
Prossimo evento in programma mi hai detto è quello a Madrid. Potresti dirci di più riguardo a questo evento, cosa farai, come ti preparerai ecc.?
Sì! Allora, intanto a Madrid, durante il Japan Weekend, una delle fiere europee tra le più grandi, c’è questa competizione che è l’ICL. Quasi sempre le competizioni sono ospitate da una fiera che ovviamente ha tutto l’interesse di realizzarla.
ICL è una delle competizioni più importanti a livello mondiale, ci sono 11 paesi che partecipano, oltre ai classici paesi europei come Italia, Francia, Germania ecc. ci sono
America, Messico e anche Cina. Quest’anno è stata esclusa la Russia, e in più, mentre generalmente selezionano i rappresentanti come è successo per noi a Torino, come ospite d’onore ci sarà l’Ucraina, che per ovvie ragioni non ha potuto tenere le selezioni.
Quindi per fare un paragone con altri importanti eventi, è una sorta di Champions League per il calcio o gli Eurovision per la musica. Voi rappresentate l’Italia un po’ come hanno fatto i Maneskin?
Esatto, proprio come all’Eurovision i Maneskin sono stati selezionati a Sanremo e poi sono andati a fare gli Eurovision. Così noi siamo stati selezionati a Torino e poi andremo a Madrid. La gara sarà il sabato e se non ho capito male la premiazione sarà la domenica, che potrebbe creare simpatiche tensioni soprattutto durante la cena del sabato sera (ride).
Ah perché giustamente vi ritrovate tra cosplayer di tutti i paesi?
Assolutamente sì, infatti l’organizzazione è molto figa: ci vengono a prendere, ci portano in giro sia a visitare che a mangiare.
Bellissimo! Quasi quasi divento cosplayer anche io!
E il tutto sarà a spese dell’organizzazione dell’evento?
In realtà, per quanto ci riguarda Torino Comics insieme all’ente che organizza le gare (Cospa Familly) si sono occupati della parte logistica e poi, una volta arrivati, saremo ospiti dell’ICL, con tanto di giornata dedicata a visitare Madrid in pullman. Poi ci sarà la gara e speriamo di tornare vincitori. Noi andiamo assolutamente per vincere!
Diciamo che se fossimo stati nel 2021, l’anno in cui l’Italia ha vinto molto durante le competizioni internazionali, sarebbe stato sicuramente di buon auspicio!
Ma sì, cerchiamo di portare avanti questo trend anche nel 2022.
L’evento è seguito?
Sì, molto. Per quanto mi riguarda il primo a livello di importanza è il WCS (World Cosplay Summit), l’evento mondiale giapponese che esiste da tantissimi anni, dove i nostri rappresentanti vengono scelti a Roma; poi in Europa c’è l’ECG (European Cosplay Gathering), che si tiene a Parigi, dove i rappresentanti italiani vengono selezionati a Lucca e il livello è davvero molto molto alto (ma è solo europeo); al terzo posto c’è l’ICL, con selezione a Torino.
Benissimo! Grazie Gabriele per le tantissime informazioni e speriamo di riparlare di voi nella newsletter del mese prossimo.