Un Green Friday è possibile?

Ideato dai grandi magazzini Macy’s nel 1924 per dare il via allo shopping pre-natalizio dopo il Thanksgiving, è solo negli anni ’60 che il Black Friday inizia ad avere un vero successo, diffondendosi tra diversi store, prima dell’esplosione definitiva durante il boom economico degli anni ’80. Da allora si afferma come vero e proprio evento nazionale americano durante il quale consumatori a caccia di affari affollano negozi e strade dei centri cittadini, paralizzando il traffico, in una frenesia all’acquisto sfrenato che non di rado ha anche causato problemi di ordine pubblico, oltre che di inquinamento. Pare infatti che proprio queste siano le ragioni del “nero”, scelto come connotato negativo.

Di recente abbiamo ereditato anche nel vecchio continente questa tradizione Yankee che celebra l’iperconsumo sfrenato, specialmente per quel che riguarda le vendite online, salite alle stelle nel periodo post Covid.

Insieme ai forti sconti e alla possibilità di risparmiare, il Black Friday porta con sé come rovescio della medaglia un forte impatto negativo su ambiente, economia e società: oltre alla folle pressione per alimentare la produzione e allo sfruttamento dei lavoratori della filiera costretti a turni massacranti, gli straordinari ribassi ci spingono ad acquistare beni superflui, in particolare oggetti di consumo a breve termine, che prima o dopo finiranno in discarica per essere smaltiti e che, per essere consegnati, necessitano di packaging ingombranti e mezzi di trasporto altrettanto inquinanti.

Insomma un disastro su tutta la linea.

Come nasce il Green Friday?

Il venerdì inizia ad assumere un punto di vista positivo legato alla sostenibilità con Greta Thunberg e i suoi Friday for Future, iniziativa internazionale che coinvolge migliaia di persone ogni venerdì per sensibilizzare governi ed imprese sulla situazione ambientale del nostro pianeta.

Proprio da queste premesse, negli ultimi anni sono sorti movimenti di protesta verso gli impatti negativi del Black Friday volti a promuovere un’economia circolare alimentata da un consumo consapevole, solidale e sostenibile. Inizia così a prendere piede il Green Friday che, in opposizione al gemello cattivo, punta invece a rendere i consumatori più responsabili verso i propri acquisti.

Cosa fanno i brand?

Prendendo atto della situazione, finalmente alcuni brand (e anche alcuni governi come la Francia dove si è arrivati a discutere la cancellazione del Black Friday addirittura in Parlamento) stanno iniziando a mettere in campo azioni controtendenza, trovando modi diversi per farsi notare durante questo periodo rumoroso e affollato.

Cortilia

L’innovativo ecommerce da sempre attento alle tematiche di responsabilità sociale e ambientale, lancia il suo Green Friday: una settimana di acquisti “giustamente ribassati”,  vantaggiosi per i clienti, ma anche sostenibili per i produttori e per il Pianeta. Per dare visibilità ad aziende e realtà che lavorano duramente per garantire alti standard ambientali e sociali, oltre che di qualità del prodotto, Cortilia sconterà alcuni prodotti – identificabili tramite un apposito bollino – dal 22 al 28 novembre, sostenendo direttamente il costo dello sconto.

Ikea

Il Green Black Friday di Ikea anche quest’anno punta tutto sul second hand per dimostrare che intraprendere azioni positive per una vita più sostenibile può essere facile e, soprattutto, conveniente. Dal 22 novembre al 5 dicembre Ikea Italia rinnova infatti l’invito a rivendere i propri mobili Ikea di cui non si ha più bisogno e promuove l’acquisto di prodotti di seconda mano in tutti i suoi 21 negozi. L’iniziativa si lega al servizio ‘Riporta e Rivendi’, che già da 8 anni aiuta le persone a prolungare la vita dei loro prodotti del marchio.

Patagonia

Il brand americano, che già dal 2020 ha interrotto tutte le pubblicità a pagamento sulle piattaforme di Facebook perché diffondono discorsi di odio e disinformazione sul cambiamento climatico, dona il 100% dei profitti del Green Friday a enti di beneficenza per incoraggiare gli acquirenti a trascorrere del tempo all’aperto con i propri cari invece di stressarsi per le offerte di shopping.

Haglöfs

Il brand outdoor svedese, in prima linea nella difesa degli habitat naturali, nella giornata del “Venerdì nero” chiude i propri negozi e spegne il sito web con l’unica eccezione dello store di Stoccolma, aperto per dare spazio a Restored, selezione di outfit e attrezzatura sportiva usata e rigenerata.

Ecoalf

Il marchio spagnolo di moda alternativa che utilizza materiali riciclati per la creazione di prodotti tessili e accessori sostenibili ha deciso di unirsi alla protesta silenziosa del movimento Buy Nothing Day secondo lo slogan “Il Black Friday riguarda lo shopping. Tu puoi non fare nulla!” Quel venerdì infatti l’azienda ferma ogni campagna, comprese promozioni e pubblicità, cercando di sensibilizzare sullo stato di salute del nostro pianeta con l’aiuto della poesia.

Cosa puoi fare tu?

Aderire al Green Friday significa fermarsi un attimo a riflettere sulle nostre abitudini di consumo, prendendo la consapevolezza che essere schiavi del marketing e del consumismo è solo una nostra scelta. 

Invece di partecipare alla gara per l’acquisto al prezzo più basso, che non fa altro che spingerci ad accumulare prodotti di cui in realtà non abbiamo alcun bisogno reale, potremmo invece pensare a come riutilizzare ciò che già abbiamo e magari riportare in vita qualcosa che è già presente nei nostri armadi e nostre case.

Grazie soprattutto all’online, l’economia dell’usato si sta lentamente affermando come approccio alternativo al consumo, rispondendo alle esigenze di una normalità post Covid in cui le priorità di ognuno sono state definitivamente riviste. 

Autore:

Cristina Boffa