Credo di si, è ottobre ma ci sono 30°, vai a capire…
Ma no sciocchini, caldi per la nostra immancabile rubrica de “i migliori commercial etc etc”!
La tentazione di far scrivere questo articolo a ChatGPT è stata tanta, ma in cuor mio ben sapevo che le fredde dita dell’intelligenza artificiale non sarebbero mai state in grado di restituirvi il gusto (pieno della vita, cit) e l’irriverenza che solo il vostro affezionatissimo può regalarvi.
Insomma, qual è il tema? Ah il caro vecchio ROCK!
La musica del diavolo.
Di chi ha fatto dell’anticonformismo la sua ragione di vita.
E se vi aspettate una patetica battutina sui Maneskin vi sbagliate di grosso, sarei scontato e, soprattutto, andrei fuori tema.
No amici, oggi siamo qui perché anche in pubblicità, tra una pesca e l’altra, ci sono stati dei lavori rock, molto rock. In Italia i tentativi più mainstream sono stati gli spot della TIM con la band di bambocci che giravano il Belpaese sul furgoncino con Fiammetta Cicogna.
Con tipo… boh, i Paps’n’Skar come colonna sonora? Lo sapevate che questi spot erano pure girati da Muccino? Pazzi in culo veramente.
Torniamo dannatamente seri perché qui non si scherza, eccovi Best of Rock, ovvero i 5 commercial più rock della storia della pubblicità!
Non siete d’accordo con la mia classifica? Scrivetemi, ci vediamo in piazzetta e la risolviamo.
Ma intanto, VIA!
I bei tempi in cui Nike faceva dei film da brividi. Aggiungici la regia di un certo Guy Ritchie (che è un po’ “il Muccino italiano”) e il risultato è uno spot nudo e crudo, completamente girato in POV, sulla vita (molto rock) e sui sacrifici di una promessa del calcio moderno che parte dai campetti e arriva in nazionale, con la partecipazione di tutte le star del 2008. E chi ci vuoi mettere come colonna sonora? Vabbè Don’t Speak gli Eagles of Death Metal… horns up!
L’agenzia Fallon ha creato quello che per me rimane uno degli spot più belli in assoluto e se avete da ridire ne parliamo sempre nella solita piazzetta. Ve lo racconto: allora, c’è Glen, colletto bianco nella media, che si sveglia e si beve il suo Double Shot al mattino… e sbam, botta di energia, compaiono i Survivors a cantargli nelle orecchie Eye of the tiger, con testo magistralmente modificato, per tutta la giornata. Quanto è perfetto?
Alziamo l’asticella. Non che non fosse alta eh, ma prima abbiamo riso e scherzato e magari vi stavate già convincendo che questa top 5 fosse una cosa ironica e sgarzolina.
2011. Una voce graffiata comincia la narrazione con “cosa ne sa questa città del lusso?”. Scene di paesaggi urbani, sotto la neve desolante di Detroit, una città che ha visto l’inferno. Partono le schitarrate di Lose Yourself. Il narratore continua “sono i fuochi più caldi a fare l’acciaio più duro“. Arriva Eminem. Entra nel teatro, il coro gospel si ferma. Il rapper guarda in camera, glaciale, e chiude “this is the motor city, and this is what we do”.
Forse le città industriali non sono turistiche, hanno le mani sporche di grasso che sanno di fumo, nere come quelle di un minatore che esce dalla terra. Ma cazzo se hanno cuore.
Ah, e l’agenzia è Wieden+Kennedy.
Essere rock vuol dire andare controcorrente. È matematico.
E il film Levis’ del 2002 diretto da Jonathan Glazer rompe letteralmente le barriere.
Un inno alla libertà (di movimento) che fa scuola, con i giovani protagonisti che non si fermano davanti a nulla, nemmeno quando il loro percorso sembra concluso.
Beh guardatelo, vivetelo e prestate attenzione anche agli effetti visivi: è uno spot invecchiato dannatamente bene sotto ogni aspetto (eh si, il 2002 era 21 anni fa) e, aggiungo, se la Sarabande di Handel non vi da un brivido beh…
Chiudiamo in gran bellezza con lo spot CAPOSTIPITE dell’andare controcorrente.
Una delle pietre miliari della storia della pubblicità, la Cappella Sistina di Lee Clow.
Ditemi il cazzo che volete, ma Apple è sempre riuscita a tracciare una linea di demarcazione tra lei e gli altri. Ecco, con 1984, questa linea è più o meno la Val di Susa, in un epoca in cui l’azienda di Cupertino era la “piccola” forza in grado di andare contro i giganti del personal computing. Dietro la macchina un Ridley Scott fresco di Blade Runner, le atmosfere grigio IBM, la metafora orwelliana e il martello che si schianta sul faccione del Grande Fratello alla frase “Noi vinceremo!”.
E poi la chiusa, “Il 24 gennaio Apple introdurrà Macintosh. E capirete perché il 1984 non sarà come 1984.”
Le cattive tecnologie accentrano il potere e uniformano i suoi utilizzatori.
Profetico.